Ambiente

L’Etiopia vieta l’importazione di auto non elettriche e costruisce nuove fabbriche per auto a benzina

Addis Abeba. Lo scorso 27 gennaio 2024, il Ministero dei Trasporti e della Logistica etiope ha annunciato che non consentirà l’ingresso nel paese ai veicoli, a meno che non siano mossi da propulsione elettrica. Il ministero ha dato l’annuncio mentre presentava un rapporto semestrale al Comitato permanente per lo sviluppo urbano e i trasporti della Camera dei rappresentanti del popolo (Parlamento etiope). Alemu Sime, ministro dei trasporti e della logistica, ha annunciato il completamento del piano generale della logistica dell’Etiopia che prevede l’implementazione del “trasporto verde” nella nazione dell’Africa orientale. “È stato deciso che le automobili non possono entrare in Etiopia a meno che non siano elettriche”, ha affermato Sime. Tuttavia, l’accessibilità economica delle auto elettriche per una parte significativa della popolazione etiope rappresenta una potenziale sfida, senza dimenticare che la percentuale della popolazione in grado di permettersi un’auto rimane trascurabile. Ha inoltre spiegato che sono in corso sforzi per creare stazioni di ricarica per le auto elettriche. Secondo il ministro, uno dei motivi alla base di questa decisione è l’incapacità dell’Etiopia di permettersi l’importazione di benzina a causa delle limitate risorse in valuta estera. Non è chiaro quando la politica entrerà in vigore e non chiarisce se i veicoli in transito dall’estero saranno soggetti alla nuova politica. È stato riferito che il governo etiope ha introdotto l’accisa sull’imposta sul valore aggiunto (IVA) e le esenzioni dalle tasse Sur per le auto elettriche nel 2022. Il Ministero ha sottolineato la necessità di coordinamento e collaborazione con le parti interessate per condurre ispezioni approfondite per risolvere i problemi nel settore dei trasporti, anche perché l’Etiopia è il paese che ha uno dei tassi di proprietà di automobili più bassi al mondo. A questa notizia potremmo collegare quanto era stato deciso nel 2023,  che potrebbe essere una buona soluzione per permettere ai cittadini etiopi ed africani di avvicinarsi al mercato automobilistico. La russa Lada è diventata l’ultima di una lista crescente di case automobilistiche internazionali che si preparano ad entrare nel nascente mercato automobilistico dell’Etiopia, Secondo l’ambasciatore etiope in Russia, il nuovo stabilimento dovrebbe produrre 5.000 veicoli all’anno, in collaborazione con il partner locale Bazra […]

Perché l’Europa vuole bloccare le attività agricole dei piccoli produttori locali

Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad un progressivo espandersi delle proteste degli agricoltori in vari paesi d’Europa: dalla Germania alla Francia, dalla Polonia alla Romania, mentre in Italia si preferisce non manifestare alcun dissenso contro le politiche agricole europee; ma cosa sta realmente accadendo? Per quali ragioni gli agricoltori hanno bloccato le strade intorno a Tolosa?  A Berlino, nel cuore della capitale tedesca? O altrove?Questa situazione in parte è causata dai vincoli imposti dalla transizione ecologica alla produzione agricola che finisce per mettersi in concorrenza con stati non soggetti alle stringenti normative europee. Riduzione dei pesticidi, eliminazione del vantaggio fiscale sul diesel non stradale, trattative difficili con i produttori. Le richieste dei contadini sono diverse, ma condividono lo stesso malessere. Quello di non poter più vivere del proprio lavoro, per questo si oppongono ai piani di austerità dei vari governi che hanno previsto forti tagli ai sussidi che erano stati concessi a questo settore primario dell’economia che contribuisce materialmente al sostentamento delle popolazioni.  E’ assurdo doverlo ricordare, ma: “Se muore il contadino muore il paese”. Chi nutrirà la Germania, la Francia o l’Italia quando chi lavora la terra e alleva gli animali da latte e da macello non troverà più conveniente occuparsi di queste attività, o sarà troppo stanco e demotivato per farlo? Gli agricoltori francesi sono stati scossi dagli eventi meteorologici estremi, dall’aumento dei costi di produzione e dalle conseguenze commerciali della guerra in Ucraina. Migliaia di agricoltori rumeni hanno ripreso la mobilitazione contro il costo del carburante, il prezzo delle assicurazioni e le norme ambientali, riferisce la Reuters. All’inizio di gennaio gli agricoltori polacchi hanno bloccato l’importazione di cereali al confine con l’Ucraina. Le motivazioni precise variano a seconda dei paesi, alcuni vedono in questa serie di manifestazioni l’espressione di una “esasperazione” globale degli agricoltori europei. Secondo le parole di Christiane Lambert, oggi presidente del Comitato delle organizzazioni professionali, all’AFP dell’Unione Europea: “C’è un surriscaldamento normativo, la Commissione europea vuole approvare i testi in vigore prima delle prossime elezioni europee”, denuncia l’ex capo della FNSEA, il principale sindacato agricolo francese. “Non tutti gli agricoltori europei hanno gli stessi problemi, ma hanno in comune […]

Assegnati oltre 9 milioni di euro per tutelare la biodiversità nelle aree marine protette e negli enti parco italiani

Pubblicata la graduatoria del bando pubblico per progetti finalizzati al monitoraggio, conservazione, ripristino e valorizzazione della biodiversità in enti parco e aree marine protette, emesso dal Consiglio nazionale delle ricerche nell’ambito delle attività del National Biodiversity Future Center (NBFC). Il bando vede l’assegnazione di oltre 9 milioni di euro destinati al finanziamento di progetti innovativi con impatto positivo sulla biodiversità Pubblicata la graduatoria del bando pubblico per progetti finalizzati al monitoraggio, conservazione, ripristino e valorizzazione della biodiversità in enti parco e aree marine protette, emesso dal Consiglio nazionale delle ricerche nell’ambito delle attività del National Biodiversity Future Center (NBFC): sono 57 le proposte ammesse a finanziamento, a fronte di 85 complessivamente pervenute. Il bando, emesso lo scorso aprile, aveva l’obiettivo di sostenere le attività innovative di enti pubblici e altri soggetti (quali parchi nazionali, parchi regionali, AMP, ZSC, ZPS, ecc…) impegnati nella tutela della biodiversità o deputati a gestire in maniera diretta le “aree protette”: finanziato dall’Unione Europea sul fondo Next Generation EU, ha messo a disposizione un totale di 10 milioni di euro per finanziare progetti innovativi con contributi da 10.000 a 200.000 euro, gestiti dallo Spoke 8 di NBFC (Biodiversity Open Innovation and Development of KETs), coordinato dall’Unità Valorizzazione della ricerca del Cnr. Dei 10 milioni di euro messi a disposizione, sono stati assegnati complessivamente € 9.386.118,12: i 57 progetti vincitori ammessi a finanziamento sono stati selezionati tra quelli maggiormente orientati a favorire un impatto misurabile sulla biodiversità. Di questi, 22 – finanziati con oltre 4 milioni di euro – si svolgeranno in aree protette del sud Italia. Le attività proposte nei progetti finanziati risultano in linea con gli obiettivi e le finalità di NBFC, che è focalizzato principalmente sull’area del Mediterraneo, hotspot di biodiversità, e affronta sfide globali relative alla protezione e al ripristino degli ecosistemi marini, costieri, di transizione e terrestri. Il fil rouge dei 57 progetti vincitori è, infatti, il loro potenziale di innovazione e la sinergia con le attività di NBFC: “Molti progetti si basano sullo sviluppo e l’attuazione di tecniche di monitoraggio innovative, che spaziano dalla creazione di nuovi protocolli più efficienti, alla […]

Le conseguenze dei vaccini sui nostri corpi sottili e sulla nostra evoluzione spirituale

Abbiamo già sentito molti “teorici della cospirazione”, o meglio, persone preoccupate per la loro salute fisica, allarmarsi per gli eventuali effetti negativi che i vari vaccini anti Covid 19 potrebbero avere sul nostro organismo, o sui corpi debilitati di chi ha già in corso altri tipi di patologie, perché come è ampiamente risaputo, gli effetti collaterali di un farmaco possono moltiplicarsi o sommarsi nel caso si assumano più tipi di farmaci. È ciò che comunemente è conosciuto come: “Effetto Cocktail”. A questo proposito, per molte persone in là con gli anni o con patologie pregresse si è parlato dell’aumento del rischio di coaguli nel sangue, flebiti, ictus, miocarditi, aborti spontanei, sterilità, impotenza o perfino di morte. La lista delle patologie che potrebbero essere introdotte o causate dalla somministrazione esagerata di farmaci e vaccini è però molto più lunga. Ultimamente, per nostra fortuna, c’è anche chi si sta preoccupando dei possibili effetti negativi che i vaccini potrebbero causare a livello molto più sottile, ovvero a livello spirituale, oltre che al nostro benessere psichico. Con la campagna vaccinale ancora in corso, possiamo affermare che circa il 85% della popolazione italiana oltre i 5 anni d’età è entrata in contatto almeno una volta con il vaccino e ciò significa che se per qualche disgraziata ragione il vaccino dovesse avere qualche effetto non previsto sulla popolazione umana, ben poche persone sarebbero esenti dall’avere conseguenze fisiche o spirituali dall’aver assunto sostanze che sono ancora poco conosciute in quanto protette dal segreto del brevetto commerciale. Lo scorso anno, nell’ottobre del 2021, un libro di Thomas Mayer intitolato: “Inoculazioni contro il Coronavirus dal punto di spirituale, loro effetti su anima, spirito e vita dopo la morte” inizia a prendere in considerazione anche le conseguenze che certe scelte hanno sulla nostra vita e su certe nostre decisioni e comportamenti, poiché sappiamo che ogni scelta etica può avere ripercussioni sul nostro karma, anche dopo la nostra morte. Nel libro in questione, il ricercatore tedesco Thomas Mayer riporta chiaramente le sue ricerche sugli effetti della vaccinazione sull’anima e sullo spirito, ma anche sulla vita dopo la morte. Per questo, ha raccolto le esperienze […]

Stefano Polesello; Daniele Palmulli e l’On. Chiara Braga sono gli ospiti della seconda parte dello Speciale Pfas di RAM

A Radio Atlanta Milano abbiamo deciso di approfondire il discorso sulle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) per sensibilizzare i nostri ascoltatori e, possibilmente, la maggior parte degli italiani, perché la presenza di questi composti di sintesi è diffusa in tantissimi prodotti industriali, alimentari, e in molti altri manufatti che quasi nessuno sospetterebbe. Recenti studi hanno dimostrato la contaminazione ambientale da queste sostanze nocive nell’acqua di alcuni territori del Veneto, del Piemonte, della Toscana e della Lombardia. Tali sostanze organiche, note anche come perfluorati, risultano impiegate nelle aziende chimiche che producono derivati del fluoro e che nello specifico rappresentano la fonte della contaminazione ambientale suddetta. I perfluorati sono sostanze caratterizzate dalla presenza di una catena alchilica idrofobica completamente fluorurata nella molecola, generalmente costituita da 4 a 16 atomi di carbonio, e da un gruppo idrofilico. La particolare struttura di queste molecole e il forte legame tra fluoro e carbonio le rende particolarmente resistenti al degrado, pertanto i composti PFAS presentano un’elevata persistenza ambientale e capacità di bioaccumulo con effetti tossici sull’uomo di varia natura. I PFAS fanno parte della famiglia di sostanze definite come “interferenti endocrini” in quanto in grado di alterare gli equilibri ormonali; sono inoltre considerati contaminanti chimici emergenti, segnalati come “prioritari” da organismi nazionali ed internazionali. L’elevata idrosolubilità motiva la diffusa presenza di queste sostanze nell’acqua, che rappresenta quindi un importante veicolo di contaminazione. La legislazione riguardante la qualità delle acque destinate al consumo umano (D.Lgs 31/2001) non prevede il controllo di queste sostanze, per le quali quindi non sono stati fissati valori limite di concentrazione; tuttavia la protezione della qualità delle acque prevede anche il rispetto di elementi chimici non espressamente considerati dalla normativa, che possono rappresentare potenziali fattori di rischio. Il caso dei perfluorati è per noi molto interessante e ci risulta per lo meno curioso che in Italia  non esista una regolamentazione per le concentrazioni massime tollerabili per l’acqua potabile di PFOA e di PFOS ; mentre sono già state state fatte prese decisioni a livello nazionale da paesi come: Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Paesi Bassi. Nel nostro paese, sulla base delle indicazioni dell’EFSA (Autorità Europea per […]

Speciale Microplastiche a Radio Atlanta: Pierluigi Strafella è uno dei nostri esperti

In occasione dello Speciale “Microplastiche: che cosa sono e come evitarle“, in onda mercoledì 23 giugno 2021, abbiamo invitato a parlare dai nostri microfoni Pierluigi Strafella. Ecco di cosa si occupa. Pierluigi Strafella  è Ricercatore in Ecologia Marina presso il CNR IRBIM di Ancona (Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine) dal 2010. Si occupa di valutazione di impatto ambientale dovuto ad attività antropica in mare. È stato imbarcato in più di 100 campagne oceanografiche di campionamento di sedimenti e di fauna, sia sotto costa che offshore, sia su  navi da ricerca che su navi da lavoro. Dal 2012 si occupa di Rifiuti Marini e Plastiche di fondo, specie in Adriatico, valutandone presenza, tipologia, quantità e possibili fonti o attività correlate alla loro distribuzione spaziale in mare. Dal 2017 studia le microplastiche sia nella matrice ambientale che nella fauna marina. Ha studiato la presenza di microplastiche nei mitili (Mytilus galloprovincialis), in microorganismi benthonici (vermi marini) Hediste diversicolor, ed in ultimo negli scampi. Annovera diverse pubblicazioni e conferenze sia scientifiche che di divulgazione, sia nazionali che internazionali. Attualmente tra le diverse attività, si occupa anche di studiare la presenza di microplastiche negli scampi (Nephrops norvegicus) in Adriatico. Tale ricerca ha portato a pubblicare, con il Team del CNR IRBIM, su rivista scientifica internazionale. Ultimo lavoro (2021) sulla rivista Environmental Pollution, Preliminary results on the occurrence and anatomical distribution of microplastics in wild populations of Nephrops norvegicus from the Adriatic Sea. “Le microplastiche hanno invaso la vita di tutti è un nostre dovere conoscerle ed evitarle, per questo abbiamo deciso di parlarne in uno speciale radiofonico che Vi spiegherà chiaramente la gravità e la diffusione di questo problema.” Tony Graffio    

Non sarà Bill Gates a salvare il pianeta

Può davvero uno degli uomini più ricchi del mondo insegnarci ad «evitare il disastro climatico»? Ecco cosa c’è che non va nell’ambientalismo del boss di Microsoft Articolo di Giulio Calella Per circa vent’anni secondo la rivista Forbes è stato l’uomo più ricco del mondo, sorpassato solo nel 2017 dal fondatore di Amazon Jeff Bezos. Creatore di Microsoft, è osannato come colui che ha rivoluzionato le nostre vite coronando il sogno di portare un personal computer in ogni casa. Adesso sostiene di occuparsi principalmente di filantropia, attraverso la fondazione benefica che dirige insieme a sua moglie, eppure negli anni ha avuto guai giudiziari per concorrenza sleale e violazione delle regole antitrust ed è stato a lungo il principale simbolo dei monopoli capitalistici del nuovo millennio. Oggi, con il libro Clima. Come evitare un disastro uscito a febbraio per La nave di Teseo e stabilmente nelle classifiche dei saggi più venduti, Bill Gates unisce all’indole di grande innovatore uno sbandierato intento filantropico proponendosi come colui che può indicare la via per fermare il disastro climatico e trasformarlo in grande occasione di innovazione tecnologica. Nel bel mezzo di un disastro pandemico le cui cause sono strettamente collegate ai fenomeni che caratterizzano la crisi climatica, si pone in effetti il problema più urgente per il prossimo futuro, per evitare nuove epidemie e la vera e propria distruzione del pianeta. La cosa curiosa è che in quest’ultimo anno si sono invece moltiplicate diverse fantasie di complotto che individuano non nella crisi climatica ma proprio in Bill Gates la causa della pandemia: proprio lui avrebbe diffuso il Coronavirus nel mondo – non è ben chiaro come – per poi controllarci tutti forse tramite un microchip inserito nel vaccino. La prova sarebbe una conferenza organizzata proprio dalla Bill and Melinda Gates Foundation nell’ottobre 2019 in cui i due proponevano a esponenti politici e dell’Organizzazione mondiale della sanità di simulare una risposta coordinata a un’ipotetica pandemia, ispirata all’ondata di Sars del 2002. Tale assurda fantasia di complotto che attaccava uno degli uomini più potenti del mondo si è rivelata – come spesso accade – un regalo allo stesso Bill Gates: le ovvie smentite hanno finito infatti per […]