Conservazione

Australia: sterminati i gatti selvatici prosperano i topi e i serpenti velenosi

Potremmo pensare che tutto abbia avuto inizio nel luglio del 2015, quando il governo australiano dichiarò guerra ai gatti “selvatici”, che altro non erano che felis catus, ovvero gatti domestici che vivevano liberi nell’outback e che facevano stragi di piccoli animali della fauna locale, quali piccoli mammiferi, uccelli e rettili. Si arrivò ad usare piccoli aerei da ricognizione con cui sorvolare le zone più remote gettando salsicce avvelenate per sterminare i gatti e non solo loro…  Un inganno letale per i gatti, ma anche per le volpi, i cani, gli opossum o i conigli a base di carne di canguro, pollo, spezie e un veleno, chiamato 1080, derivato dall’estratto di una pianta locale a cui certi animali alloctoni come i gatti sono molto suscettibili. Lanciare bocconi avvelenati dal cielo  è solo uno dei modi in cui il governo ha cercato di raggiungere il suo obiettivo: ridimensionare la popolazione felina di 2-3 milioni di unità sulla cifra totale di circa 10-20 milioni. Naturalmente c’è anche chi ha preferito sparare ai gatti, chi si è avvalso di trappole e chi li ha cacciati con arco e frecce. Ogni soluzione andava bene per ridurre radicalmente il numero dei gatti “selvaggi” entro l’anno 2020. Alcuni ambientalisti australiani hanno salutando questa soluzione finale come un passo importante verso il rewilding dell’entroterra australiano, o come l’idea migliore per ripristinare la biodiversità del continente australiano al suo stato prima del contatto con l’uomo europeo. Nel centro del Paese, nei pressi del famoso monolite di Ayers Rock, è stata inaugurata una recinzione anti-gatto alta 1,8 metri e lunga 44 km per creare zone di ripopolamento per le specie autoctone. Quando il progetto sarà terminato, la rete arriverà a coprire 180 chilometri e 70mila ettari. Le ragioni di questo sforzo senza quartiere sono da ricercare nell’impatto devastante che questi predatori dall’aria tenera hanno avuto sulla fauna autoctona. Oggi l’Australia vanta la più alta percentuale di estinzioni al mondo, con oltre 100 specie minacciate o considerate quasi estinte. Si stima che i gatti abbiano già contribuito all’estinzione di almeno 28 specie di mammiferi. Il gatto domestico di oggi (Felis catus) è nato come gatto selvatico nordafricano (Felis silvestris lybica). Quando un […]

Melissa Gianferrari, una restauratrice che si dedica al recupero delle opere fotografiche e all’insegnamento

Si occupa di restauro, conservazione e valorizzazione delle opere d’arte su carta e fotografie. Mercoledì 26 maggio alle ore 18 parteciperà a: “Anno 2021: dove va la fotografia?”, l’inchiesta radiofonica sul mondo dell’immagine fissa ideata e condotta da Tony Graffio. Ecco una breve presentazione di Melissa Gianferrari. Restauratrice di opere su carta, lucidi e fotografie dal 2002, la sua formazione e il suo lavoro l’hanno portata a realizzare numerosi progetti di restauro in Italia e all’estero, collaborando con enti pubblici e privati. È docente presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna dal 2012 in Restauro dei materiali fotografici e ha insegnato presso l’Isia di Urbino dal 2011 al 2020. Ha acquisito il titolo di Restauratore dei Beni Culturali presso la Scuola dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, nel Settore “Restauro dei materiali cartacei e membranacei”. Si è specializzata nel restauro della fotografia, a Firenze, presso la Fratelli Alinari e a Parigi, presso la Bibliothèque Nationale de France. In seguito, si è laureata in “Tecnologie per la conservazione e il restauro dei beni culturali”, a Viterbo, presso l’Università della Tuscia. Ha iniziato la sua attività a Roma dove ha lavorato presso l’Istituto Nazionale per la Grafica e il Laboratorio Diagnostico per le matrici incise, approfondendo le procedure di restauro della carta ottocentesca e delle matrici e partecipando all’approntamento espositivo di numerose mostre dell’Istituto. Sempre a Roma, presso l’Istituto per il Catalogo e la Documentazione, ha svolto attività di catalogazione e restauro di fondi fotografici storici della Fototeca. Successivamente, fino al 2010, in qualità di responsabile del laboratorio di restauro di fotografie e materiali extra filmici presso la Cineteca di Bologna, ha svolto interventi sui fondi “Cinema” e “Bologna” dell’Archivio fotografico e si è occupata delle collezioni della Cineteca durante le esposizioni di originali. Ha restaurato opere su carta e fotografie di molti enti pubblici e privati come la Galleria Civica di Modena, i Musei Civici e la Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, l’Archivio di impresa “Same Deutz Fahr”, la Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, la Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia, l’Archivio di Impresa Max Mara di […]