A sud della costa veneziana, nel tratto di laguna tra la Serenissima e il porto di Malamocco si trova l’Isola di Poveglia: sette ettari e mezzo di case diroccate e di vegetazione incolta, nel bel mezzo della laguna,
Un’isola disabitata, abbandonata all’erosione del mare e alla natura che prende sempre di più il sopravvento sulle rovine dei pochi edifici rimasti. Vietata anche ai turisti, ma comunque meta di un altro genere di visitatori: cacciatori di fantasmi e amanti del soprannaturale, ma anche esploratori urbani affascinati da luoghi proibiti e un po’ macabri.
Sarebbe il luogo più infestato al mondo: spiriti maligni, fantasmi di morti di pestilenze, vittime senza pace di folli esperimenti psichiatrici.
La storia che ha condotto al suo abbandono parte in realtà da un’epoca estremamente fiorente che ha subito via via un declino il quale, a poco a poco, ha trascinato l’isola alla situazione odierna.
Anticamente era chiamata “Popilia” ed aveva funzione di rifugio per tutti coloro che scappavano dai pericoli delle invasioni nemiche.
Nel VI secolo qui trovarono scampo coloro che riuscirono a sfuggire all’invasione dei Longobardi.
Nel IX secolo, fu rifugio per le famiglie di 200 servi fedeli a Pietro Tradonico, doge del ducato di Venezia, assassinato dai suoi oppositori mentre usciva dalla chiesa di San Zaccaria in compagnia del figlio Giovanni. Anche questi scampati dalle ritorsioni ottennero dal successore Orso I Partecipazio, terre e valli in concessione e il diritto di avere un castaldo ducale come governatore.
Durante la guerra di Chioggia poi, tra il 1378 e il 1381, i Veneziani scesero in armi contro la Repubblica di Genova con la conseguente evacuazione della popolazione per farne un avamposto militare. Così, quando scoppiò la guerra tra le due repubbliche marinare di Genova e Venezia, grazie alla sua posizione strategica, Poveglia si trasformò in un avamposto militare: tutti i civili che la abitavano furono perciò costretti ad abbandonarla.
L’ammiraglio Pietro Doria riuscì ad occupare l’avamposto e lo utilizzò per bombardare diversi edifici, tra cui il monastero del Santo Spirito.
Dopo la guerra, sfruttando la vicinanza al porto di Malamocco, l’isola di Poveglia divenne un punto di sosta per il controllo merci delle imbarcazioni, una stazione per il rimessaggio e la sosta delle imbarcazioni e per l’immagazzinamento di attrezzature di bordo.
E arriviamo al momento della storia più tremendo. Nel 1700, infatti, a Venezia scoppiò la peste nera, un morbo terribile che nel giro di pochissimo cominciò a mietere migliaia di vittime. Il magistrato della Sanità dispose perciò che tutti i cadaveri dei morti fossero condotti sull’isola di Poveglia per essere bruciati e sepolti in fosse comuni.
Sul finire del Settecento si trasformò drammaticamente in un luogo per l’isolamento di persone affette da malattie contagiose e incurabili come appunto la peste. Il primo sbarco di persone infette risale al 1793: una nave greca con a bordo 30 marinai affetti da peste di cui solo 18 riuscirono a guarire. Un secondo sbarco avvenne nel 1799: una nave spagnola con a bordo 8 marinai anche essi affetti da peste, ma loro che persero la vita senza lasciare superstiti.
Da quel momento in poi, l’isola comincia ad andare in decadimento e ad assolvere alle funzioni più scomode e impressionanti, da lazzaretto a manicomio
Mentre attorno all’isola maturavano le più strane leggende sulla sua aura malefica, nel 1922 venne eretto un misterioso edificio la cui funzione è ancora avvolta nell’ombra.
Anche se dagli archivi risultava una tranquilla casa di risposo per anziani, la scritta che si legge ancora oggi sulle pareti d’ingresso evoca inquietanti ombre “reparto psichiatria”.
Dai registri dell’epoca e soprattutto dalle richieste di trasferimento in altri ospedali, sembra, infatti, che i malati ricoverati nell’ospedale venissero perseguitati e tormentati dalle anime dei morti di peste. Essendo bollati come malati di mente, i loro racconti non vennero mai presi in considerazione e anzi, divennero probabilmente pretesto per sottoporli a sadiche sedute ed esperimenti.
La leggenda continua e coinvolge anche il suo direttore, che si dice sottoponesse i pazienti alla crudele pratica della lobotomia, praticando loro dei fori nel cranio per scopi “terapeutici”.
Una storia suggestiva che si conclude con la sua morte: anche lui, come tutti gli altri pazienti fu probabilmente vittima degli spiriti irrequieti dell’isola che lo fecero impazzire a tal punto da istigarlo al suicidio. Un’infermiera raccontò che la morte non fu causata dalla caduta, ma da una nebbiolina propagata dal suolo che l’avrebbe soffocato.Tante domande si fanno spazio, alimentando la storia di uno dei luoghi più terrificanti della Penisola. Perchè per anni gli archivi l’hanno fatto passare come un tranquillo ricovero per anziani?
Ma la storia non finisce qui di tanto in tanto Poveglia viene frequentata da persone attirate dalle varie leggende che la circondano, legate presumibilmente all’idea che in passato il destino di chi ci andava era quello di morire,
Da anni Poveglia è al centro di un’aspra contesa tra un’associazione di cittadini, Poveglia per tutti, il Demanio e un imprenditore locale, Luigi Brugnaro, che nel dal 2015 è anche sindaco della città. Ora la sentenza 273 del Tar del Veneto dà ragione all’associazione Poveglia per tutti.
Ma, fatto ancora più importante, cosa si nasconde sotto il terreno di Poveglia?