Giancarlo Vaiarelli Platinotipista

Giancarlo Vaiarelli Platinotipista

Giancarlo Vaiarelli nasce a Roma Ostia nel 1957; da bambino casualmente gli capita di fare la comparsa in un film di Aldo Fabrizi, rimane affascinato da questo mondo che appassiona anche il padre, cineamatore dilettane. Da ragazzo rimane nell’ambiente dei set cinematografici di Cinecittà come fotografo di scena. In seguito, si occupa di reportage, anche se forse potremmo dire che, come molti altri suoi colleghi romani, era considerato un paparazzo, ovvero un fotografo che più che inseguire le notizie concordava con i diretti interessati (attori, dive, soubrettes e vari personaggi dell’ambiente dello spettacolo che decidevano di dare scandalo per farsi pubblicità e attirare su di sé l’attenzione del pubblico) eventi che potevano finire sulle pagine dei giornali locali e talvolta anche su quelli internazionali. A contatto con i fotoreporter stranieri di agenzie prestigiose, come la Associated Press, France Presse e via dicendo, ha la possibilità di valutare la grande qualità di stampa con cui venivano presentati i servizi fotografici dei fotografi più prestigiosi di quegli anni che, ovviamente, lavoravano in bianco e nero per soddisfare le esigenze della stampa tipografica di riviste e quotidiani, ma anche per necessità di ottenere in tempi molto stretti immagini da mostrare ai lettori. La fotografia a colori era ancora piuttosto costosa e poco considerata dal mondo dell’informazione su carta stampata.
Anche Giancarlo vuole migliorare la qualità delle sue fotografie e riuscire a riprodurre l’estensione di toni grigi, dei bianchi e la profondità di neri che compaiono sulle stampe meglio riuscite. Non riesce a trovare un maestro in Italia, così decide, su consiglio di un fotoreporter americano, di andare a Londra per farsi assumere in uno dei principali laboratori di sviluppo e stampa della capitale inglese ed è in questo modo che poco alla volta il suo desiderio di diventare stampatore fine art ha il sopravvento sulla possibilità di occuparsi della sola ripresa delle immagini fotografiche.

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Giancarlo Vaiarelli e il suo boccione contenente la chimica per la platinotipia

Per diversi anni in camera oscura usa solo la carta baritata in bianco e nero, il colore lo tratta molto poco, non gli è mai interessato. A metà degli anni 1980 si sono avvicina alla platinotipia, una delle prime scoperte della fotografia. I primi studi su questa tecnica risalgono addirittura al 1840, o poco più avanti. Il brevetto è stato poi registrato nel 1872 da William Willis un inglese che mise in vendita anche della carta pre-trattata per questo tipo di stampa di grande qualità. Le formule che Vaiarelli utilizza oggi per realizzare stampe al platino-palladio sono ancora quelle di 150 anni fa, anche se qualcosa è stato possibile migliorare con l’introduzione di formule al platino in forma sodica.
Nel 1990 Vaiarelli frequenta un workshop negli USA con Dick Arentz; dopo Londra decide di trasferirsi a Milano, ma torna ancora in Arizona e in New Mexico per approfondire le sue competenze con il platino-palladio, sempre sotto la guida di Dick Arentz.
Finalmente torna a Milano ed apre un suo laboratorio che lavora molto con i fotografi di moda.
Negli ultimi 20 anni, la richiesta di stampe ai sali d’argento da parte delle case di moda che un tempo preparavano dei bellissimi materiali informativi per i loro clienti è quasi scomparsa, pertanto Giancarlo Vaiarelli adesso si dedica prevalentemente alla stampa d’arte per i collezionisti e le mostre, anche se gran parte del suo lavoro lo realizza al platino-palladio, tecnica che richiede grande dedizione ed esperienza e che vede pochissimi stampatori al mondo capaci di cimentarsi in questo settore con risultati di alto livello.

Giancarlo Vaiarelli è stato ospite della seconda parte di “Anno 2021: dove va la fotografia”.
Clicca sul link per ascoltare la trasmissione

 

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