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Vari motivi (e diverse riflessioni personali) per vedere al cinema il Maigret di Patrice Leconte

Quando frequentavo la scuola di cinema, mi recavo in sala per vedere la proiezione di un film almeno 2 volte alla settimana: al mercoledì con gli altri allievi dei corsi di produzione, ripresa ed edizione e al sabato, per conto mio. Parlo di sala perché all’epoca la cinematografia era ancora analogica ed i cosiddetti “multisala” non erano nemmeno stati progettati. Andare al cinema era un rito collettivo che poteva essere consumato anche singolarmente ed in ogni caso era un avvenimento e un’occasione stimolante, anche soltanto per uscire di casa e sprofondarsi in una poltrona al buio in mezzo a tanti sconosciuti e vedere la pellicola proiettata su uno schermo magari ampio 12 metri per 5. Le alternative per guardare un buon lungometraggio erano: il film trasmesso al lunedì sera dal Primo Canale della Rai; oppure: inserire una videocassetta nel videoregistratore VHS, ma in entrambi i casi la qualità della visione era pessima e per nulla paragonabile a quella di una pellicola da 35mm proiettata al cinema. Col tempo le differenze tra il piccolo schermo e il grande schermo si sono attenuate sempre più; il cinema ha finito per assomigliare alla televisione nei contenuti e nella serialità e la televisione ha mutuato tecnologie digitali sia nella ripresa, nel montaggio, nell’edizione e nella qualità generale del prodotto, per cui spesso ci accontentiamo di starcene appartati a casa nostra per fruire di un racconto audiovisivo che scegliamo tra una vastissima proposta tra le più svariate piattaforme commerciali e culturali che ormai intasano le nostre vite sempre più virtuali. Vale ancora la pena di complicarsi la serata, o il pomeriggio, e andare a comprare il biglietto di uno spettacolo cinematografico per gustarsi una proiezione fuori dalla nostra comfort-zone casalinga? Un mio amico un po’ particolare va al cinema tutti i giorni e vede anche più di un film al giorno; ha acquistato una tessera che gli permette di pagare il biglietto ridotto per le sale di proprietà dell’Anteo di Milano e con 5,50 vede i film come un pascià. Alex, praticamente vede tutti i film che escono ogni stagione, ma lui è speciale, è un […]

Il disco batte il CD nelle vendite perché è più iconico

Nei primi tre mesi del 2021, secondo i dati Deloitte per FIMI, il vinile, per la prima volta dal 1991, è tornato a superare il cd in Italia. Nel primo trimestre, seppure di poco, il vinile, cresciuto del 121% rispetto allo stesso periodo del 2020, ha generato maggiori ricavi rispetto al CD, in calo del 6%. In un mercato dominato dallo streaming, con circa l’80% del fatturato, il vinile rappresenta oggi l’11 % delle vendite di musica nel Paese. Nel primo trimestre, complessivamente, il mercato italiano è cresciuto del 18,8%. Ancora forte l’affermazione dei ricavi da abbonamenti ai servizi streaming, saliti del 37%. Questo è quanto è stato scritto ieri, 22 aprile 2021, dall’agenzia di stampa ANSA: Adesso però, cerchiamo di capire cosa c’è dietro questa notizia e cosa potrebbero significare questi dati. Molti sono giustamente convinti che l’analogico suoni diversamente dal digitale, ma c’è anche chi dice che in realtà non sia così e tutto dipende da come  viene regolato l’impianto stereo e da che tipo di impianto di riproduzione sonora viene utilizzato. Vero, moltissimo però dipende anche dal tipo di registrazione che è stata fatta e dal fatto che in certi casi, quando si voleva procedere un po’ troppo speditamente nelle varie lavorazioni, non si riusciva ad estrarre un suono sufficientemente valido per i CD da un master analogico. C’è anche da dire che i vecchi LP erano fatti molto bene, avevano un peso di almeno 180 grammi ed uno spessore superiore alle ristampe prodotte ai nostri giorni, cosa che permetteva di effettuare un’incisione più profonda nel vinile e di avere una dinamica superiore. Ciò significa che avendo la possibilità di trovare un LP vintage in ottime condizioni, è preferibile ascoltare questo tipo di disco rispetto ad un vinile più “fresco” di produzione relativamente economica. Bisogna poi ricordarsi che la registrazione digitale introduce una compressione innaturale nella riproduzione del suono e forse per questo il vinile, nonostante una dinamica inferiore al digitale, sembra che suoni meglio. Il dischetto d’argento ha una dinamica teorica registrabile intorno ai 90 dB, mentre il disco in vinile, nei solchi esterni, quelli più favorevoli […]

Radio Lumiére – 16 febbraio

Radio Lumiére,la musica nel cinema, con Lisa Mazzotti & Stefano Zigrino. Ospite in collegamento telefonico Paolo Costella, regista e sceneggiatore, premiato con il David di Donatello 2016 per il film Perfetti sconosciuti (migliore sceneggiatura). Con lui parleremo del film “Gli anni più belli” , scritto insieme a Gabriele Muccino e dei suoi progetti futuri.